Avrò cura di te

Il romanzo, scritto a quattro mani è ispirato alla rubrica “Cuori allo specchio”, tenuta da Gramellini sul quotidiano La Stampa.

Una storia come tante,nel primo livello di lettura, Gioconda (Chiara Gamberale) detta Giò, una trentacinquenne problematica e autoreferenziale in crisi matrimoniale chiede aiuto, come ultima spiaggia, all’angelo custode Filemone (Massimo Gramellini).

L’angelo spunta fuori quasi per caso da un biglietto di ringraziamento scritto dalla nonna di Giò, ritrovato dopo la sua morte riordinando le cose della defunta.

Condizionata dalla ricerca dell’Amore Romantico ed Eterno, come quello tra i suoi nonni, Giò considera la sua separazione come un fallimento totale. L’angelo (con la minuscola per Giò), una via di mezzo fra Babbo Natale e l’illusione ottica, risponde con solerzia e Amore (questo si, con la maiuscola) alla richiesta di aiuto di Giò, proponendole non risposte facili, bensì un percorso, spesso in salita, di crescita interiore.

 

Il dialogo si rivela presto una ricongiunzione con l’angelo per troppo tempo inascoltato, con l’inconscio, con il sé superiore o con ciò che per il lettore meglio rappresenta una guida.

Emergono nel corso dello scambio epistolare i condizionamenti di Giò, le sue nevrosi (cavallo di battaglia della Gamberale), la paura di essere considerata diversa, di essere rifiutata, la confusione tra emozioni e sentimenti e tanti altri aspetti delle umane vicende, cose nelle quali non è difficile identificarsi.

Dall’altra parte la saggezza di Filemone, il distacco compassionevole di chi è “al di là”, l’aiuto un po’ ruvido del maestro spirituale, o del maestro interiore, per chi preferisce questa interpretazione.

Qualcuno ha scritto che il romanzo è una storia di buoni sentimenti, sdolcinato e un po’ scontato, ma all’occhio più attento si può rivelare un altro livello di lettura, quello più squisitamente spirituale delle canalizzazioni dei Maestri Ascesi, delle conversazioni con gli Angeli (quelli con la maiuscola).

A chi ha familiarità con il sito “StazioneCeleste”, tanto per fare un esempio italiano, non saranno sfuggiti gli elementi presenti anche nei messaggi di Kryon, Ramtha e Abraham sul senso della reincarnazione, sull’esistenza di diverse dimensioni permeabili l’una all’altra ecc.

Probabilmente questa analogia – inevitabile per qualcuno - non piacerà agli autori, che portano il lettore fino alla soglia di una rivelazione, senza andare oltre e stando, forse troppo, attenti a non spaventarlo. 

“Avrò cura di te”, Massimo Gramellini e Chiara Gamberale, Longanesi, 2014

Recensione di Sylvia McPoock